Ricorre oggi il 67° anniversario della tragedia di Marcinelle in Belgio, quando l’8 agosto del 1965, nella miniera di carbone Bois du Cazier, a 975 metri di profondità, si verificò una esplosione in cui persero la vita 262 operai di varie nazionalità tra cui 136 italiani, L’esplosione si verificò in un deposito di olio per un corto circuito elettrico che sviluppò un incendio alimentato dal carbone e dal gas metano, che provocò la morte di quasi tutti coloro che quella mattina erano discesi nella miniera. Solo 13 persone ebbero la fortuna di salvarsi. Le operazioni di soccorso furono ostacolate dalle alte temperature e dalla presenza di gas tossici e durarono moltissimi giorni. Il disastro di Marcinelle rappresentò una delle più gravi tragedie minerarie della storia, ma soprattutto una delle più gravi tragedie umane causate dalle condizioni di insicurezza dei luoghi di lavoro. Questo disastro ebbe un impatto profondo sui circa 200 mila italiani, che lasciarono l’Italia del dopoguerra, per affollare le miniere del Belgio. Il governo italiano inviò una commissione d’inchiesta in Belgio per indagare sull’incidente e le conclusioni evidenziarono una serie di carenze nelle norme di sicurezza della miniera. La miniera fu chiusa definitivamente nel 1967 .
Questo evento, insieme alla nostra storia di popolo di migranti, dovrebbe insegnarci che non bisogna discriminare coloro che oggi cercano una vita migliore emigrando, anche se ciò comporta spesso rischi e lavori difficili ma soprattutto privi di qualsiasi tutela lavorativa e poco retribuiti. Non bisogna dimenticare il passato per costruire un futuro migliore ed idoneo a garantire maggiore dignità e sicurezza per tutti indiscriminatamente.
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