Le aggressioni in ospedale. Sempre più medici ed infermieri aggrediti al pronto soccorso.

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Le aggressioni in ospedale ed in particolare al primo soccorso.
Leggere o sentire che medici o infermieri di servizio al pronto soccorso subiscono violenze ed aggressioni da parte di degenti e parenti degli stessi, è inaccettabile oltre che intollerabile ed è sicuramente causa di una  povertà culturale  per la quale nessuna narrazione o condizione di disagio sociale, può essere portata a giustificazione di certe inutili violenze. La violenza in ospedale è un problema serio e deve essere trattato con urgenza. È importante che vengano adottate misure di sicurezza adeguate per proteggere i medici e gli altri professionisti sanitari, in modo che nello svolgimento del loro lavoro, possono sentirsi al sicuro. L’aggressione fisica oltre che verbale ai medici o al personale paramedico, quali infermieri, operatori socio sanitari, barellisti etc. nello svolgimento del loro lavoro assistenziale ed emergenziale, è causa di un disagio sociale che scaturisce prevalentemente da un substrato culturale di bassissimo livello, che vede il più delle volte, illogiche reazioni, compiute da persone che sfogano la loro rabbia e repressione nel ricevere una notizia inattesa, spesso relativa ad un tragico evento o semplicemente per dissentire la contrarietà all’operato del servizio sanitario prestato.
Queste azioni vanno condannate fermamente. Questi professionisti impegnati a prendersi cura delle persone, meritano rispetto e protezione. È importante che siano adottate misure idonee a garantire la loro sicurezza nel prevenire l’evolversi di situazioni critiche, che inciderebbero negativamente sulla professionalità dei singoli soggetti e sul perseguimento degli obiettivi attesi, oltre ad incidere negativamente sullo svolgimento del prezioso lavoro che queste persone con sacrificio ed abnegazione quotidianamente offrono alla collettività.
Per fermare le aggressioni in ospedale, è fondamentale che tutte le aziende sanitarie o presidi medici adottino la Raccomandazione 8 del Ministero della Salute del 2007 per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari. Al fine di ridurre o limitare il più possibile le aggressioni in ospedale, è necessario inoltre che coloro che commettono certe azioni intimidatorie o esercitano violenza diretta al personale o alla struttura, siano consegnati alla giustizia e perseguiti legalmente. La legge  recante “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” è  la n . 113 del 14 agosto 2020, che ha inasprito il quadro sanzionatorio per le aggressioni ai danni del personale sanitario, in particolare, il nuovo comma 2 dell’art. 583-quater c.p. prevede la reclusione da quattro a dieci anni per le lesioni gravi cagionate agli esercenti delle professioni sanitarie e sociosanitarie e la reclusione da otto a sedici anni per le lesioni gravissime; è stata inoltre introdotta una nuova circostanza aggravante comune all’art. 61 c.p. (n. 11-octies) per i delitti commessi – a danno dei medesimi soggetti – con violenza o minaccia, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse sono sempre procedibili d’ufficio.

A questo punto, per redimere le aggressioni in ospedale, è necessario l’implementazione dei presidi di vigilanza e dei servizi di polizia coadiuvati e supportati da assistenti sociali e psicologi capaci di affrontare quelle situazioni critiche, che richiedono di essere trattate con particolare competenza e professionalità al fine di impedire che certe situazioni possono degenerare in situazioni spiacevoli Tuttavia, è importante che questo sia solo una soluzione temporanea, e che si lavori incisivamente, per identificare e affrontare le cause che inducono a tali violenti atteggiamenti. Questo potrebbe includere campagne pubblicitarie per la sensibilizzazione del pubblico, l’implementazione di procedure di sicurezza adeguate negli ospedali e l’applicazione ancora più rigorosa delle leggi per punire i responsabili artefici di tali azioni. Inoltre, è importante che i medici e il personale sanitario tutto, siano adeguatamente formati sui rischi correlati alla gestione di situazioni borderline, potenzialmente violente e che siano forniti strumenti e supporto per la loro sicurezza sul lavoro. La prevenzione della violenza nelle corsie degli ospedali o al pronto soccorso, deve essere una priorità per garantire che i professionisti sanitari possano svolgere il lavoro in sicurezza e prendersi cura dei pazienti in modo adeguato. La sicurezza relativamente alla tutela del personale sanitario, passa sicuramente attraverso una idonea ed adeguata formazione afferente la valutazione dei rischi connessi alla gestione delle criticità nei rapporti degenti/familiari.

Redazione by Antonio D’Avanzo

 

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