Ho sempre sostenuto che le criticità della sicurezza nei cantieri fossero tantissime ed irrisolvibili. Queste, in virtù di un emendamento approvato nella seduta del 15 giugno dalla Commissione Affari Sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, al decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48 (Decreto Lavoro), non diminuiranno ma si accentueranno ancor di più in considerazione della modifica che si vorrebbe apportare all’art. 98 del D. Lgs. 81/2008, che prevede che la funzione di coordinatore per la sicurezza nei cantieri temporanei e mobili possa essere svolta anche da tecnici sanitari. La modifica richiesta dalla Federazione nazionale Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp) ha lo scopo di “sanare un vulnus dell’art. 98 del Dlgs n. 81/2008 che disciplina il cruciale tema della sicurezza nei cantieri”.
La sicurezza dei cantieri edili, ovvero l’esercizio del coordinatore per la sicurezza dei cantieri temporanei e mobili in fase di progettazione ed esecuzione dei lavoro (CSP – CSE), che attualmente può essere svolta anche da ingegneri elettrotecnici, meccanici, chimici, informatici, periti industriali, professionisti sicuramente con valenze diverse del comparto edile ma che nulla hanno a che fare nel merito del processo costruttivo di un organismo edilizio, con l’approvazione di questo emendamento può essere svolto anche dai tecnici del settore sanitario e tecnici della prevenzione e dell’ambiente, lauree sanitarie che fino a questo momento, “giustamente” erano esclusi da tale funzione, per la loro estraneità al settore specifico.
Rispetto a questa criticità indotta da scopi esclusivamente politici, il problema si manifesta ancor più grave per l’inerzia dei sindacati delle professioni tecniche che sono latitanti e totalmente assenti rispetto alla tutela dei professionisti tecnici.
Nulla possiamo fare ed in virtù di ciò, penso che non dobbiamo lamentarci se poi nei cantieri si continuerà a morire. Non vi è nessun vulnus normativo, anzi l’art. 98 andrebbe modificato per apportare specifiche restrizioni e limitare ai titoli di studio del settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile le sole competenze di cui al titolo IV.
Nulla possiamo fare ed in virtù di ciò, penso che non dobbiamo lamentarci se poi nei cantieri si continuerà a morire. Non vi è nessun vulnus normativo, anzi l’art. 98 andrebbe modificato per apportare specifiche restrizioni e limitare ai titoli di studio del settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile le sole competenze di cui al titolo IV.
Non pensavo che una politica dilettantistica, al solo scopo di soddisfare le esigenze e le richieste clientelari di uno specifico sistema ordinistico, avrebbe potuto generare una genialata del genere.
Redazione NotiziarioSicurezza.it: arch. Antonio D’avanzo
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