Violenza sul lavoro e rischi psicosociali: un’analisi interdisciplinare.

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La violenza sul lavoro e i rischi psicosociali rappresentano una minaccia per la salute e il benessere dei dipendenti negli ambienti lavorativi. L’International Labour Organization (ILO) ha evidenziato l’importanza dei rischi psicosociali nel suo documento “Violenza e molestie nel mondo del lavoro“, sottolineando la prospettiva giuridica e l’interazione di questi elementi. Iniziamo l’analisi con il punto di vista giuridico della violenza sul lavoro. In Italia, sono riconosciute diverse forme di violenza e molestie sul posto di lavoro, tra cui il mobbing, lo straining, il bossing, il bullismo, le molestie, le discriminazioni e lo stalking occupazionale. Sorprendentemente, l’89,2% delle sentenze riguarda il mobbing, suggerendo una tendenza a ricondurre molte forme di violenza sotto questa categoria. Questo studio analizza i dati sulle condotte vessatorie sul posto di lavoro, evidenziando tre tendenze significative. La prima riguarda l’analisi giuridica delle violenze sul lavoro, con particolare attenzione al dominio del mobbing. Il mobbing rappresenta la maggioranza dei casi giudiziari relativi a conflitti sul lavoro, con 3497 sentenze emesse. Le altre forme di molestie sul posto di lavoro, come lo straining, il bossing, il bullismo, lo stalking occupazionale e le molestie, hanno numeri significativamente inferiori. Tuttavia, le vittime di mobbing affrontano notevoli difficoltà nel conseguire esiti positivi nei procedimenti giurisdizionali a causa della mancanza di prove delle condotte vessatorie denunciate. Le sentenze di rigetto sono predominanti, oscillando tra il 60% e il 69%, mentre le sentenze di accoglimento rappresentano una minoranza, variando tra il 31% e il 40%. Le medie risarcitorie si collocano tra 25.244 e 28.240 euro e sono principalmente basate sul danno biologico. Questo studio evidenzia quindi la predominanza del mobbing tra le condotte vessatorie sul posto di lavoro, le sfide che le vittime affrontano nei procedimenti giurisdizionali a causa della mancanza di prove e la tendenza al ribasso delle medie risarcitorie basate sul danno biologico. È necessario affrontare in modo più efficace il problema del mobbing sul posto di lavoro e migliorare la protezione dei diritti dei lavoratori. Il secondo punto di questa analisi interdisciplinare riguarda il ruolo dei neuroni specchio nelle neuroscienze e nell’aggressività. I neuroni specchio erano originariamente associati all’empatia e alla comprensione delle intenzioni altrui, ma studi recenti hanno dimostrato il loro coinvolgimento nell’aggressività. 

Si fa riferimento al ruolo dei neuroni specchio nell’aggressività e della loro possibile connessione con i comportamenti aggressivi sul posto di lavoro. Emblematico è l’esperimento condotto su topi maschi posti in situazioni di competizione territoriale, durante il quale i neuroni specchio dei topi si attivavano in modo significativo durante le liti. Quando questi neuroni venivano disattivati artificialmente, i topi diventavano meno inclini a coinvolgersi in liti territoriali. Al contrario, quando i neuroni specchio venivano mantenuti attivi e stimolati in modo prolungato, i topi diventavano eccessivamente aggressivi. Questo esperimento offre una possibile connessione tra le risposte neurali e i comportamenti aggressivi nei contesti umani, inclusi quelli sul luogo di lavoro. Si sottolinea l’importanza di distinguere le diverse forme di violenza sul lavoro e di adottare risposte legali adattate alle specificità di ogni tipo. Si fa riferimento ad un esempio di violenza sul lavoro che può essere considerato una forma di “bossing,” ovvero la condotta vessatoria di un dipendente nei confronti di un collega durante le riunioni di lavoro.

L’integrazione di questi elementi sottolinea l’importanza di adottare un approccio interdisciplinare nella gestione dei rischi psicosociali. La nuova linea guida ISO 45003 e la comprensione delle basi neurologiche dell’aggressività possono aiutare le aziende a identificare i diversi fattori di rischio e a spiegare le dinamiche comportamentali, mentre l’analisi legale fornisce informazioni su come tali casi vengano affrontati dal punto di vista legale.

Conclusioni: l’importanza della formazione sulla consapevolezza
In questo contesto, la formazione svolge un ruolo fondamentale. Una formazione innovativa dovrebbe sensibilizzare i lavoratori sui rischi psicosociali e fornire loro gli strumenti per prevenire e gestire situazioni di conflitto. È inoltre importante educare i lavoratori su come ottenere giustizia in caso di violenza sul luogo di lavoro, garantendo una maggiore tutela dei loro diritti.

Oltre all’analisi legale, neuroscientifica e agli strumenti normativi come la ISO 45003, la mindfulness è un altro aspetto importante che merita attenzione. La mindfulness, basata su pratiche di meditazione e consapevolezza, può essere uno strumento prezioso per affrontare il benessere psicosociale dei lavoratori. Aiuta i dipendenti a gestire lo stress, a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri e a migliorare la comunicazione e la gestione delle emozioni.

L’utilizzo della mindfulness nei programmi di formazione può contribuire a prevenire situazioni di violenza sul lavoro fornendo ai dipendenti gli strumenti per affrontare lo stress e gestire i conflitti in modo costruttivo. Inoltre, può promuovere l’empatia e la consapevolezza dei propri comportamenti e del loro impatto sugli altri.

In sintesi, l’analisi interdisciplinare che combina il contesto legale e neuroscientifico con la consapevolezza approfondita rafforza la comprensione dei rischi psicosociali sul luogo di lavoro. Questa integrazione può contribuire a creare ambienti di lavoro più sicuri e giusti, migliorando la vita professionale di tutti i dipendenti e riducendo i conflitti dannosi sul posto di lavoro.

Marco Ferro  – CEO & Founder Mindfulsafety©

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