Caporalato: raccolta pomodori e sfruttamento dei lavoratori.

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Da luglio a settembre, la raccolta dei pomodori avviene gradualmente man mano che questi frutti maturano.
La raccolta di pomodori è legata di frequente a fenomeni di caporalato con sfruttamento di lavoratori, italiani e immigrati, pagati pochi euro.
In Italia ne vengono raccolti circa sei milioni di tonnellate, che l’industria alimentare trasforma in pelati, salse e passate, per un fatturato di oltre 3,7 miliardi di euro. 

L’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodoro, dopo la Cina. La produzione di pomodoro in Italia è prevalentemente concentrata nel Sud Italia, in particolare nelle regioni della Sicilia, Puglia, Calabria e Campania. Il pomodoro italiano è apprezzato in tutto il mondo per la sua qualità superiore e il suo eccezionale sapore.

Da decenni, il settore agricolo italiano è afflitto dal caporalato, una piaga sociale che sfrutta lavoratori migranti, spesso irregolari, costretti a lavorare in condizioni di estrema precarietà con una retribuzione di pochi euro l’ora. Nelle regioni del Sud Italia, come la Puglia, la Calabria, la Campania e la Sicilia, il caporalato è particolarmente diffuso nella raccolta dei pomodori, con circa 200.000 lavoratori impiegati a rischio di sfruttamento su un totale di circa 400.000 in Italia, secondo l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

I lavoratori sfruttati dai caporali vivono in condizioni di estremo disagio e pericolosità, senza tutele e protezioni e vicino a macchinari pericolosi, e sono costretti a lavorare molte ore senza pause e a essere sottopagati. Questo fenomeno ha un impatto negativo non solo sui lavoratori, ma anche sull’economia e sull’ambiente, in quanto i lavoratori sfruttati sono meno produttivi e più esposti ad incidenti sul lavoro, favorendo la diffusione di malattie e illegalità.

Il salario orario dei lavoratori addetti alla raccolta del pomodoro in Italia varia in base alla regione, alla stagione e alla qualifica del lavoratore. In generale, il salario orario minimo per la raccolta del pomodoro dovrebbe essere almeno di 8 euro l’ora, così come stabilito dal CCNL sottoscritto dalla CGIL che fissa il salario a €8,36 lordi l’ora per gli operai agricoli a tempo indeterminato. Il salario è più alto per gli operai agricoli a tempo determinato, per gli operai agricoli qualificati e per gli operai agricoli con responsabilità di coordinamento.. Tuttavia, in alcune regioni, nelle regioni del sud, il salario orario minimo può essere molto inferiore. In alcuni casi, i lavoratori addetti alla raccolta del pomodoro vengono pagati a cottimo, ovvero in base alla quantità di pomodori raccolti. Il salario a cottimo può essere più alto del salario orario, ma è anche più rischioso, in quanto il lavoratore può guadagnare meno se non riesce a raccogliere una quantità sufficiente di pomodori.

Il salario orario dei lavoratori addetti alla raccolta del pomodoro è spesso inferiore al salario orario di altri lavoratori agricoli, come ad esempio i braccianti agricoli. Questo è dovuto al fatto che la raccolta del pomodoro è un lavoro stagionale e non richiede una particolare qualifica. Inoltre, i lavoratori addetti alla raccolta del pomodoro sono spesso migranti, che sono più vulnerabili allo sfruttamento.

Il governo italiano ha recentemente approvato una serie di misure per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori addetti alla raccolta del pomodoro. Queste misure includono l’aumento del salario minimo, la promozione del lavoro regolare e la lotta allo sfruttamento lavorativo. Tuttavia, è necessario continuare a lavorare per migliorare le condizioni di lavoro nel settore agricolo e per garantire ai lavoratori i loro diritti.

Il decreto emanato dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste ,ha previsto nuove misure sanzionatorie  volte a contrastare il caporalato in diversi modi. Innanzitutto, il decreto inasprisce le sanzioni per i caporali, che potranno essere condannati fino a 20 anni di carcere. In secondo luogo, il decreto prevede l’aumento dei controlli da parte delle autorità competenti, sia in campo agricolo che agroalimentare. Infine, il decreto introduce un sistema di voucher per i lavoratori agricoli, che permette loro di essere pagati in modo regolare e di avere accesso ai diritti previdenziali.

Il decreto è un passo importante nella lotta al caporalato, ma è necessario continuare a lavorare per migliorare le condizioni di lavoro nel settore agricolo e per garantire ai lavoratori i loro diritti.

La lotta per i diritti dei lavoratori passa dal riconoscimento di un salario minimo, dalla riforma della filiera agricola e dall’equo compenso per l’agricoltura.

Associazioni e cooperative dovranno garantire l’immissione sul mercato di pomodoro “caporalato free”.

 

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