Il titolare di una ditta di manutenzioni stradali, è stato condannato a quattro anni di reclusione per lesioni e simulazione di reato.

falso-infortunio-stradale

Giuseppe Sangiorgi, titolare di MediaStrade,  ditta di manutenzioni stradali, è stato condannato a quattro anni di reclusione per lesioni e simulazione di reato. L’incidente stradale con auto pirata è stato in realtà un tentativo maldestro di nascondere il grave infortunio avvenuto sul lavoro. La vittima insieme ad altri tre colleghi, non avendo mai raccontato la verità, sono stati condannati per favoreggiamento.

Il processo ha confermato la linea tracciata dall’inchiesta, anche se all’inizio gli investigatori avevano difficoltà a comprendere le dinamiche dell’incidente. I giudici hanno stabilito che in quella storia, così come l’avevano raccontata, non era coinvolta nessuna auto pirata, e che quella era solamente una bugia per nascondere l’infortunio occorso sul lavoro. A causa di questo incidente, il lavoratore coinvolto è rimasto paralizzato, ciò nonostante, ha continuato a proteggere il suo datore di lavoro nonché cognato essendo il marito di sua sorella. Il tribunale di Genova ha concluso  il processo contro MediaStrade di Asti, che stava lavorando in un cantiere dell’A12 come subappaltatore. È stato stabilito “oltre ogni ragionevole dubbio” che il proprietario dell’azienda e i suoi colleghi hanno costruito una versione falsa per nascondere l’incidente che ha paralizzato l’operaio per lungo tempo (ora ha parzialmente recuperato i movimenti). Hanno ripetuto che la vittima era stata investita da un’auto che era fuggita denunciando il furto dell’escavatore con cui in realtà l’operaio si era ribaltato. Il titolare dell’azienda è stato condannato a 4 anni per lesioni e simulazione di reato, mentre i dipendenti sono stati condannati mediamente a un anno per favoreggiamento e lo stesso operaio infortunato è stato condannato per favoreggiamento, poiché non ha mai detto la verità. Per comprendere l’intera vicenda, bisogna tornare all’alba del 10 ottobre 2018, quando un gruppo di lavoratori impegnati nella rimozione di alcune barriere tra i caselli di Chiavari e Lavagna, denunciarono che il loro collega, era stato investito da un’auto pirata : “Lo ha trascinato per diversi metri, ed è stato un episodio drammatico”. L’operaio, in condizioni gravissime venne subito portato in ospedale rimanendo però paralizzato. Il pubblico ministero Daniela Pischetola aprì un’indagine sul caso e la polizia stradale fece i dovuti accertamenti. Gli agenti esaminarono i filmati delle telecamere sull’autostrada e scoprirono che all’ora dell’investimento presunto, alle cinque del mattino, sul tratto incriminato era passata una sola autovettura. Ricostruendo l’intero percorso fatto dalla macchina la trovarono a Bologna, stabilendo che l’autovettura, appena acquistata, non presentava nessun danno compatibile con l’incidente denunciato dagli operai dell’A12. Nelle settimane successive, una telefonata anonima alla Procura, ha permesso poi di completare la ricostruzione dei fatti. L’autore della chiamata, sostenendo di essere un amico, diceva di essere venuto a conoscenza che l’amico non è stato investito, ma che fosse caduto dal tratto iniziale del viadotto Rio Rezza, ribaltandosi con un escavatore per la cui conduzione non era abilitato. “I colleghi lo presero, caricato su un furgone e portato in strada, simulando l’incidente”. La polizia scoprirà nel frattempo che l’escavatore di cui avevano denunciato il furto, era stato trasportato ad Asti. Il mezzo viene poi ritrovato con alcuni pezzi mancanti, rimossi per nascondere le tracce dell’infortunio, su cui furono rinvenute tracce di sangue, presenti sotto il veicolo.

Fonte: Il Secolo XIX

Be the first to comment on "Il titolare di una ditta di manutenzioni stradali, è stato condannato a quattro anni di reclusione per lesioni e simulazione di reato."

Leave a comment