Tre persone sono state condannate a quattro mesi di reclusione, con i benefici di legge, per lesioni colpose aggravate in seguito a un incidente sul lavoro avvenuto in un cantiere a Paganica nel 2016. L’incidente ha coinvolto un operaio che è precipitato per cinque metri, riportando gravi ferite.

Secondo quanto emerso dalle indagini, l’operaio si trovava sul tetto del cantiere per sistemare delle tegole quando è caduto nel lucernaio, che era coperto da un telo e non facilmente visibile. Questo lo ha fatto finire sul solaio, causandogli una prognosi di 40 giorni.

Gli imputati in questo caso sono Paganica Stefano Volpe nella qualità di datore di lavoro, accusato di non aver adottato tutte le misure di sicurezza e protezione collettiva contro la caduta di persone o oggetti durante l’esecuzione dei lavori sul tetto in presenza del lucernario. Paolo Petrella, in qualità di coordinatore dei lavori in fase di esecuzione, è stato accusato di non aver valutato nel piano di sicurezza e coordinamento il rischio di caduta dall’alto. Infine, il capo cantiere, Francesco Bandiera, è stato processato per non aver segnalato per tempo all’imprenditore la condizione di pericolo sul tetto.

In precedenza, l’operaio era stato risarcito dalla ditta, ma il tribunale ha rigettato una ulteriore richiesta di danni nella sentenza.

Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Enzo Cacio, Fatima Cortesi e Uberto Di Pillo, mentre la parte civile è stata rappresentata dall’avvocato Dario Visconti.

Questa sentenza, purtroppo, sottolinea la poca attenzione che gli attori a cui è demandata l’attuazione dell3e tutele della sicurezza dei lavoratori non attuino adeguatamente  tutte le misure di sicurezza necessarie atte a prevenire incidenti simili in futuro.